Articoli di Giovanni Papini

1908


in "Note":
L'ignoranza degli specialisti

Pubblicato su: La Voce, anno I, fasc. 1, p. 3
Data: maggio 1908




pag. 3



   Il signor Paolo Bellezza, è una persona onesta, seria e diligente che fa alle spalle di Manzoni ciò che molti dantisti fanno alle spalle di Dante — cioè lunghe discussioni su minuzie, casuistica di punteggiatura, ricerca di enigmi eleganti, di minerve oscure e simili eruditerie crittografiche. Egli è un di quegli annacquati liberali cattolici studiosi lombardi il cui giornale è la Perseveranza e la cui rivista è la Rassegna Nazionale — uno di quei pochi collaboratori di rivistine morali, letterarie, tra manzoniane e rosminiane, mezzo clandestine (ad es. Il Bene, il Buon Cuore) dove scrivono i preti letterati e i letterati leggermente clericali, e alle quali è abbonata a priori S. M. la Regina Madre.
   Fino ad ora Paolo Bellezza s'era divertito a esporre i suoi dubbi manzoniani, le sue parentesi manzoniane, le sue scoperte sulla pigrizia manzoniana, i suoi anniversarii manzoniani ecc. qua o la in codeste rivisticciole o in altre riviste più grosse e più serie. Ma ciò non gli bastava. Una volta ebbe la buonissima trovata di scrivere un libro pseudopsichiatrico su Manzoni per far rimanere in trappola Lombroso e fece bene.
   Ora vien fuori con un'edizione critica dei Promessi Sposi, dove il testo è ristabilito con molta cura e dove si trovano, invece dei disegni moderni di un Campi o di un Previati, riproduzioni di stampe, ritratti e documenti del seicento. E il Bellezza ha fatto benissimo a far quest'edizione che costa poi così poco (1,25) che è una vergogna se tutti non la comprano (Milano, Cogliati).
   Ma quando si tratta di specialisti c'è sempre un ma — e nel caso del Bellezza il ridicolo consiste nella stonatura che c'è fra il Bellezza pesantissimo revisore di bozze, che nel discorso introduttivo rivede le buccie a Manzoni, corregge Cerquetti, fa liste di errori di stampa, statistiche di anomalie ortografiche e perfino conteggi complicati dei puntini di sospensione, e il Bellezza che, poco dopo, vuol fare l'erudito internazionale e scrive, ad esempio, di questi spropositi: «Cartesio dava ben più importanza alle sue opere di metafisica che non a quelle di matematica, mentre il suo nome è rimasto nella storia della scienza come quello di un grande filosofo. .... Il più, grande dei poeti satirici, il Pope, si compiaceva singolarmente di un suo strano opuscolo intitolato Eureka, in cui é esposto un assurdo sistema di cosmogonia.» (p. XLVI).
   Come si sente che siamo lontani dal Manzoni! Non è vero, caro signor Bellezza, che il Descartes avesse così poco giudizio come ella crede — tant'è vero che egli è rimasto celebre non solo come filosofo ma proprio anche come matematico e nientemeno come uno dei fondatori della geometria analitica. Ma la castroneria più grossa è l'altra, dove Pope vien chiamato un pò abusivamente poeta satirico (perché non piuttosto morale?) dove Pope vien confuso con Poe, dove vien attribuito all'autore del Rope of the Lock un'operetta ch'è dell'autore della Rovina della Casa Usher e dello Scarabeo d'oro, e dove risulta chiaramente che il dottor Bellezza non ha letto il libretto del Poe e per conseguenza che tratta di «assurda» una cosmogonia che non conosce. Begli esempi che date ai giovani, o maturi ed onesti studiosi! Mi dicono all'ultimo momento che il Bellezza insegni letteratura inglese in qualche scuola, a Milano. S'è vero vuol dir proprio che ognun patisce del suo mestiere.


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